17) SUMERI Inka Inanna

Sumeri – Enki e Inanna

Inanna ornò il suo capo con la corona della steppa. Si recò al chiuso, dal pastore, e si addossò al melo. Così addossata al melo, agli occhi era superba la sua vulva. Fiera della sua vulva, la fanciulla Inanna si compiacque di se stessa. Disse: «Io, Regina del cielo, farò visita al dio sapiente. Mi recherò all’Apsû, luogo sacro di Eridu. A Eridu renderò onore a Enki, il Signore Sapiente. Alle profonde dolci acque, rivolgerò a Enki una preghiera».Inanna andò da sola. E quando fu presso l’Apsû,
colui le cui orecchie ascoltano e che conosce i me, le sacre misure del cielo e della terra, colui che conosce il cuore degli dèi, Enki, il Signore Sapiente, che ogni cosa conosce, chiamò il servo Isimud: «Ascolta,mio sukkal, la fanciulla Inanna sta per varcare l’Apsû. Quando Inanna sarà nel sacro tempio, falle mangiare una focaccia al burro, mescile acqua ghiaccia che le ristori il cuore, offrile birra ai piedi della statua del leone, trattala come una pari e falla accomodare alla tavola sacra, alla tavola del cielo».

Isimud obbedì e fece ciò che Enki gli aveva comandato. Quando Inanna varcò la soglia dell’Apsû, le diede da mangiare una focaccia al burro, le versò da bere acqua ghiaccia, le offrì birra
ai piedi della statua del leone, la trattò con rispetto
e l’invitò alla tavola sacra, alla tavola del cielo.

Enki e Inanna bevvero birra insieme. Bevvero dell’altra birra, e ancora dell’altra. Con le coppe di bronzo traboccanti brindarono
a vicenda, gareggiando a chi beveva di più. Malfermo sulle gambe per il gran bere, Enki brindò a Inanna: «Per la mia potestà! Per il mio sacro tempio! Darò a mia figlia Inanna il sommo sacerdozio, la regalità le darò, la nobile corona e il trono regale le darò!».                                  Rispose Inanna: «Li prendo!». Enki allora levò la coppa per brindare una seconda volta: «Per la mia potestà! Per il mio sacro tempio! Darò a mia figlia Inanna la verità, la discesa agli Inferi le darò e il ritorno dagli Inferi, e le darò l’arte di amare e il bacio del fallo!»Rispose Inanna: «Li prendo!».

Enki levò la coppa una terza volta e brindò: «Per la mia potestà! Per il mio sacro tempio! Darò a mia figlia Inanna il sacerdozio del cielo, la potestà di lenire il dolore e di rallegrare i cuori, di emettere giudizi e di prendere decisioni!». Rispose Inanna: «Li prendo!».

Per quattordici volte Enki levò la coppa per Inanna, finché le offrì tutti i suoi me, i sacri me. E per quattordici volte Inanna accettò i sacri me. A uno a uno li raccolse nella barca del cielo e, con tutti i sacri me, spinse la barca via dal molo.Quando la birra lasciò chi l’aveva bevuta, quando lasciò il padre Enki, il Signore di Sapienza, Enki si volse intorno per l’Apsû. L’occhio del Re dell’Apsû frugò tutta Eridu,
si volse intorno e chiamò il servo Isimud: «Mio sukkal, Isimud: il sommo sacerdozio,la regalità e la nobile corona dove sono?». «Il mio re ne ha fatto dono a sua figlia».
«L’arte dell’eroe, l’arte del potere e la bugia, la capacità di tramare inganni, dov’è che sono?». «Il mio re ne ha fatto dono a sua figlia». «L’orecchio che ascolta e la penetrazione del cuore, la potestà di prendere decisioni, dove sono?». «Il mio re ne ha fatto dono a sua figlia». Per quattordici volte Enki interrogò Isimud, e per quattordici volte replicò Isimud: «Il mio re ne ha fatto dono a sua figlia. Il mio re ha donato tutti i suoi me a sua figlia Inanna». Poi Enki parlò ancora: «La barca del cielo, con tutti i sacri me, dov’è ora, Isimud?». «La barca del cielo è salpata via da Eridu». «Allora va’! Prendi gli enkum e riportala a Eridu!».

Isimud si rivolse a Inanna: «Mia regina, è tuo padre che mi manda. Le sue parole sono parole di re. Non si può trasgredirle» Rispose Inanna: «Che ha detto mio padre? Qual è l’ordine di Enki che non si può trasgredire?». Isimud parlò: «Ha detto il mio sovrano: lascia che Inanna ritorni a Uruk, ma la barca del cielo riportala a Eridu con tutti i sacri me». Inanna lanciò un grido: «Mio padre ha ritratto la parola! Ha violato il suo voto, rotto la sua promessa! Mio padre mi ha parlato con parole ingannatrici! Con falso cuore ti ha mandato da me». Inanna aveva appena pronunciato queste parole, che gli scarmigliati enkum s’avventarono sulla barca del cielo. Inanna si rivolse alla fedele Ninšubur: «Ascolta – le disse –
Una volta eri Regina dell’Oriente, ora servi lealmente il sacro tempio di Uruk. L’acqua non ha toccato la tua mano, non ha bagnato il tuo piede. Mia sukkal, mia saggia consigliera, guerriera che ti batti al mio fianco, salva la barca del cielo con tutti i sacri me!». Ninšubur lanciò un grido nell’aria e tanto bastò, perché di corsa gli enkum tornassero indietro a Eridu. Allora Enki chiamò il servo Isimud una seconda volta:
«Mio sukkal, Isimud, dov’è ora la barca del cielo?». «La barca del cielo è a due moli da Eridu». «Allora va’! Prendi i giganti uru e riportala qui». I cinquanta uru afferrarono in volo la barca del cielo,
ma di nuovo Ninšubur la recuperò per Inanna. Allora Enki chiamò il servo Isimud per la terza volta: «Mio sukkal, Isimud, dov’è ora la barca del cielo?». «È appena giunta a Dilmun!», quello rispose.
«Presto! Prendi i cinquanta lahama e riportala indietro». I cinquanta lahama afferrarono la barca del cielo, ma ancora Ninšubur la recuperò per Inanna. Per la quarta volta, per la quinta e la sesta volta, Enki mandò i suoi servi ad assaltare la barca del cielo,
ma ogni volta Ninšubur la recuperò per Inanna. Disse Inanna a Ninšubur: «Quando la barca varcherà la porta di Uruk, che l’acqua scorra alta per le strade, alta sui sentieri, e gli anziani dispensino consigli, e le donne leniscano i dolori, e i giovani diano un saggio del loro eroismo e i fanciulli ridano e cantino, e tutta Uruk sia in festa!
Il sommo sacerdote accolga cantando la barca del cielo, levi grandi preghiere e macelli pecore e buoi! I musici suonino e ovunque si acclami il mio nome! Che il popolo tutto celebri le mie lodi!». E così avvenne: la barca varcò la porta di Uruk, alta fluì l’acqua per le strade e i sentieri. La barca approdò al sacro tempio di Uruk,
attraccò alla sacra dimora di Inanna. Allora Enki chiamò Isimud per la settima volta: «Mio sukkal, Isimud, dov’è ora la barca del cielo?».
«La barca del cielo, mio Signore, è al Molo bianco». «Va’! Essa ha compiuto prodigi laggiù. Per salvare la barca, la regina ha fatto prodigi al Molo bianco». I sacri me furono sbarcati e annunciati, uno per uno, al popolo di Uruk: «Inanna ha portato i me, ha portato l’arte della seduzione, l’arte delle donne, e la perfetta osservanza dei me ci ha portato». Infine, Inanna così parlò: «Il luogo a cui è approdata
la barca del cielo sarà chiamato Molo bianco. Il luogo in cui furono offerti i sacri me, io lo chiamerò Molo di lapislazzuli».

Ed Enki accettò, a Inanna il Re sapiente disse: «Per la mia potestà! Per il mio sacro tempio! I me che mi hai portato via dimorino nel tempio della tua città. Prosperino gli abitanti della tua città. Gioiscano i figli di Uruk e siano gli alleati di Eridu. Torni Uruk a godere del suo antico splendore!».